Non toccarmi! : Afefobia la paura del contatto
L’afefobia o aptofobia (dal greco ἄπτω “toccare” e φόβος “paura”) è una fobia che comporta grande disagio, se non repulsione, nei confronti del contatto fisico (sia dato sia ricevuto), è quindi un’iper-sensibilità al contatto diretto e alla vicinanza di un corpo al proprio, abbracciare o toccare l’altro può destabilizzare la persona, che può arrivare a provare una sensazione di rifiuto incontrollato. La afefobia è la paura inconscia di una possibile violazione della propria sfera intima. La persona afefobica ha la convinzione erronea che l’altro voglia costantemente toccarla o violentarla di conseguenza allontana qualunque forma di rapporto interpersonale. Comunemente l’afefobia è di tipo specifico e riguarda l’area sessuale, manifestandosi come paura incontrollata verso il sesso opposto, in taluni casi può essere definita generalizzata quando la fobia del contatto fisico è estesa a tutte le persone, sia conosciute sia estranee. La persona afefobica è a suo agio solo quando gli altri sono ad una certa distanza e non sono più una minaccia. Per il soggetto afefobico la solitudine è l’unico rimedio immediato all’angoscia. L’afefobia, non di rado, può sfociare nell’agorafobia, ovvero l’evitamento di situazioni o luoghi in cui si può essere toccati. Può sopraggiungere una situazione particolarmente intensa di angoscia che può spingere la persona ad avvertire il timore di essere contaminata dagli altri, fino a praticare, continui rituali compulsivi di purificazione legati alla pulizia.
Cause dell’afefobia:
L’individuo affetto da afefobia tende costantemente, tramite meccanismi difensivi, a proteggersi dall’invasione degli altri visti come minacce della propria sfera intima ed emotiva. Alla base dello sviluppo del disturbo di afefobia è possibile rintracciare un trauma infantile scaturito dal contatto con persone o oggetti spiacevoli o ritenuti tali (ad esempio, contatti sessuali), questi episodi legati al passato dell’individuo afefobico possono provocare una somatizzazione molto forte da generare la paura di essere toccati, impedendo quindi alla persona di lasciarsi andare o fidarsi dell’altro, vivendo costantemente nel terrore di essere violati. Oltre ad esperienze abusanti, nell’infanzia delle persone afefobiche è possibile rintracciare rapporti complicati ed ardui con le figure di accudimento, queste ultime incapaci di creare rapporti affettivi con i propri figli , relazioni genitori-figli caratterizzati dalla mancanza di contatto emotivo.
I sintomi dell’afefobia:
I sintomi possono essere correlati all’ansia o allo stress:
- Tachicardia
- Sudorazione
- Dolore al petto
- Soffocamento
- Nausea
- Vertigini
- Tremore
- Iper-ventilazione
- Formicolio
- Sensazione di svenire o impazzire
- Perdere il controllo
- Allerta costante
- Paura di morire
Il Trattamento dell’afefobia:
All’interno della relazione terapeutica sarà possibile ricostituire e conferire nuovo significato alla distanza e al contatto con il prossimo. Obiettivo dello psicoterapeuta sarà ristabilire un certo grado di fiducia e sicurezza nel soggetto. Analizzando in primis cosa ha spinto il paziente soggetto a costruire questa reazione difensiva. Una tecnica utilizzata per questo tipo di disturbo è la tecnica dell’esposizione, sottoponendo cioè gradualmente il paziente allo stimolo fobico. Lo psicoterapeuta inviterà il soggetto a razionalizzare la propria fobia e a gestire le proprie paure, l’individuo diventerà quindi cosciente che non vi è nulla da temere nel contatto fisico con le altre persone.
Bibliografia
Bruno F., Canterini S.,(2018), La scienza degli abbracci Alla scoperta del nostro cervello socio-emotivo, Franco Angeli Edizioni
Garda V.,( 2010), Come vincere le paure, Sovera Edizioni
Lorenzini R., Sassaroli S., (1995), Quando la paura diventa malattia. Come riconoscere e curare le fobie, San Paolo Edizioni
Oliverio Ferraris A., (2013), Psicologia della paura, Edizioni Bollati Boringhieri